CINEMA IS NOT DEAD. WE ARE.
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filmidee #16
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Il nuovo film di Quentin Tarantino ristabilisce la statura del regista dopo la caduta di Django Unchained ma rivela anche l'abisso che separa la maturità composta delle prime opere dal compiacimento esibito delle ultime.
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Un cinema, quello di Iñárritu, sostanzialmente esibizionistico, che si rifugia nella feticizzazione dell’arte intesa come unicità della performance, dove ci sono molte cose da guardare ma non se ne vede nessuna.
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Undicesimo lungometraggio per il cinema di Danny Boyle, Steve Jobs è soprattutto il settimo copione per il grande schermo di un instancabile sperimentatore entro i codici della drammaturgia classica: Aaron Sorkin.
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Spielberg, sulla sceneggiatura dei Coen, riscopre la figura dell'avvocato Donovan e il suo ruolo nel caso Abel. Ne nasce un film sul diritto, come materializzazione dell’esperienza, e sulle barriere, umane e geografiche.
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Il folgorante esordio di László Nemes: un film che mostra tutta la potenza dello stile quando viene piegato alla necessità di ciò che si racconta, dove i vivi, i morti, i sommersi e la parola umana perdono i propri margini.
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Nell'ultimo film di Todd Haynes, il breve incontro tra due donne nei raffinati e repressi anni '50 del secolo scorso. Una storia d'amore fatale e ineluttabile che anche la Akerman avrebbe voluto portare sullo schermo.
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David O. Russell firma una delle sue opere migliori, ma anche quella che rivela con maggior evidenza la sua dimensione di autore minore, innocuo e indolente, troppo presto osannato dalla critica.
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Kaufman si confronta con l'animazione, confezionando un apologo sulla solitudine umana e offrendo una riflessione metalinguistica ad opera di uno scrittore in cerca di un'impossibile anomalia.
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Il dramma di una madre e un bambino rinchiusi in una stanza. Ispirato a un fatto di cronaca, il film di Lenny Abramson procede per brevi sprazzi narrativi che illuminano con efficacia un dramma interiore.
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L'approdo al musical di Johnnie To può essere letto come una tappa naturale, forse inevitabile, nella sua lunga e variegata carriera. Il suo cinema si profila sempre più come un elettrizzante percorso a ostacoli.
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Esordio alla regia di Ferdinando Cito Filomarino, il film tratteggia la breve esistenza della poetessa Antonia Pozzi. Una regia raffinata che si interroga sul senso della parola scritta e la sua impossibile rappresentazione.
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La via crucis di una ragazzina raccontata con sguardo lucido e ironico. Il film di Brüggemann descrive i profondi travagli dell'adolescenza, lasciando sullo sfondo l'affresco di una comunità priva d'affetto.
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La storia dei sette fratelli Angulo, confinati dalla nascita entro le mura domestiche, ha fatto il giro del mondo grazie a un documentario che è anche un elogio alla cinefilia come strumento di conoscenza del mondo.
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Primo film etiope nella selezione di Cannes, l’opera prima di Yared Zeleke parte dal voler restituire un'immagine del paese all'Occidente, ma parla la lingua troppo codificata del world cinema.
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Sorretto dall'interpretazione di Lindon, il nuovo film di Brizé affronta in maniera "drammaticamente calcolata" le conseguenze del libero mercato. Ne esce un film a tesi troppo moderato per essere una vera opera di resistenza.
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