CINEMA IS NOT DEAD. WE ARE.
|
filmidee #6
|
![]()
Il discusso nuovo film di Garrone offre l'occasione per aprire una riflessione riguardo al ridotto numero di film italiani che arrivano ai festival internazionali e alla loro ricezione. Non tutto il neo-realismo è quello che appare.
![]()
Marco Bellocchio elegge il caso Englaro come esempio del pervertimento tra pubblico e privato della politica italiana. Abbandona i toni visionari per concentrarsi sulla recitazione degli attori, magistralmente "fuori asse".
![]()
Daniele Ciprì firma la sua prima regia senza Maresco, ne esce un'opera grottesca incerta sulla forma da assumere. Collezione dei personaggi di un tempo, resa più appetibile da una confezione di maniera: restano solo rottami di buone intenzioni.
![]()
Partendo dalla sua autobiografia, Assayas continua la ricerca di uno spazio identitario, dove la storia possa evolvere. Scendendo a patti con il grande pubblico, confeziona un'opera che rivela nei segni la sua vera natura.
![]()
Conquista il Leone d'Oro a Venezia, dopo la crisi esistenziale raccontata in Arirang: Kim Ki-duk ritorna nei suoi territori, giocando volutamente pesante con la propria poetica e con i sentimenti del pubblico.
![]()
Wang Bing torna a Venezia dopo The Ditch: questa volta vince il premio di Orizzonti, senza possibili rivali. Il suo sguardo umano e potente nei confronti di tre sorelline abbandonate sulle montagne dello Yunnan rivela la Cina rimossa.
![]()
Manoel de Oliveira torna ad affrontare la crisi economica con le sue storie e i suoi personaggi archetipici. Essenzialità del cinema che convoca un pantheon di attori per mettere in scena un'opera teatrale portoghese.
![]()
Harmony Korine ritorna ai suoi ragazzi insani portatori di anomia. Un colpo di genio adatto a festeggiare un film maturo, che sa unire uno sguardo esagerato e surreale a un lucidissimo approccio dissettivo da entomologo.
![]()
Piccola sorpresa nel Concorso veneziano, il film israeliano è un dramma delicato ma disturbante sulla comunità ortodossa. Chiusa nella sua altera purezza, seppur guardata con umanità e calore, la famiglia ebraica reclama un'apertura.
![]()
Leone d'Argento a Venezia, il nuovo film di Paul Thomas Anderson è un film sulla follia resa vibrante da una regia sicura nel suo essere trattenuta. Incontro superbo tra i corpi di due attori giganteschi come Philip Seymour Hoffman e Joaquim Phoenix.
![]()
In linea con Il profeta, il nuovo film di Audiard continua l'indagine di vite in lotta per la sopravvivenza. Qui la redenzione è carnale, appoggiandosi sui corpi significativi di una coppia di attori sofferti e sensuali.
![]()
Continua la saga di Batman firmata da Nolan: senza il fratello alla sceneggiatura, il regista inglese si perde in una narrazione che non riesce sempre a controllare. Un capitolo imperfetto che chiude l'imponente trilogia.
![]()
L'ultimo film di William Friedkin diverte esasperando i meccanismi narrativi del filone white trash: scardina i parametri canonici delle istituzioni e si chiude con la fellatio più assurda mai vista al cinema.
![]()
Dopo essere stato premiato con il Leone del futuro, il regista sloveno Jan Cvitkovič si spinge verso un cinema astratto e sensoriale: un apologo sulla costruzione di una nuova comunità.
|
|
|
|